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 Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo.

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sam
cacciatore esperto
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sam

Data d'iscrizione Data d'iscrizione : 05.01.11
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Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. Vide
MessaggioTitolo: Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. EmptyGio Lug 11, 2013 10:43 am

L’ultimo degli “Incontri d’estate” organizzati dalla FIdC di Parma ed da Ekocub è stato su Capriolo e Cervo. Ai precedenti, su lepre, cinghiale e lupo non ho potuto partecipare, per cui mi limito a raccontarVi cosa d’interessante ho sentito.
I relatori erano il Dott Brugnoli dell’Ass.ne Cacciatori Trentini e il Sig. Nicoloso della D.R.E.Am. Italia, conosciuto come uno dei massimi esperti in materia.
Il Dott Brugnoli non me ne voglia, ma la sua relazione, incentrata su dati statistici di popolazione, rilevamenti ecc…mi è risultata particolarmente difficile da seguire e soprattutto memorizzare…complice la mia levataccia delle 3,30.
L’intervento di Nicoloso, sarà stato perché nel frattempo mi ero ripreso dall’appisolamento, mi ha coinvolto decisamente di più e mi lasciato in dote più dubbi di quanti non ne avessi  all’inizio.
Innanzitutto va detto che i dati di Nicoloso sono stati presi con animali radiocollarati, quindi inconfutabili.
1. Il censimento sul primo verde è ingannevole. Gli animali si concentrano nelle aree più favorevoli, per poi disperdersi con l’avanzare della stagione. Questo ci porta a sovrastimare le quantità di animali nella zona censita.
2. Gli incrementi stimati della popolazione sono eccessivamente ottimistici, quindi ci portano a sovrastimare la densità della zona.
3. Le presenze dei selvatici nelle zone antropizzate non significano necessariamente alta densità nelle limitrofe zone scarsamente antropizzate. Le errate conseguenze di queste valutazioni ci portano a sovrastimare la popolazione.
4. Non possiamo stimare né a priori, né sul momento in quale punto della curva della capacità portante del territorio siamo, ma solo a posteriori. Questo perché le variabili in gioco sono infinite. Ad esempio in una zona delle Foreste Casentinesi dove non è ammessa la caccia al capriolo, la popolazione di quest’ultimo è drasticamente quanto inspiegabilmente diminuita. Si è assistito ad un seguente forte incremento delle popolazioni di cervi e daini.

Spero di avere correttamente riassunto la relazione di Nicoloso che ci lascia alla fine con tanti interrogativi. Credo che il suo obiettivo l’abbia raggiunto: scardinare vecchie e controproducenti certezze, per sostituirle con un approccio più attento alle variazioni, direi più umile, ma senz’altro molto più reattivo a interagire con le dinamiche delle popolazioni di ungulati.
La morale con cui ci ha lasciato, forse, è stata la seguente:
a. prelevare con prudenza,
b. evitare di fissare piani di prelievo pluriennali, ma rivederli annualmente,
c. suddividere le zone tra vocate (con caccia di selezione aperta nei periodi canonici), scarsamente vocate (con caccia di selezione aperta in periodi più lunghi) e a densità zero (dove la caccia di selezione deve essere aperta per tutto l’anno al fine di eradicare ogni presenza).

Quanto dice è condivisibilissimo, ma…ma mi sorgono alcune domande, che purtroppo non ho potuto porgli perché ormai era tardi e si è chiuso l’incontro un po’ di corsa.
Dubbio al punto:
1. se è vero che sovrastimo la popolazione in una certa zona durante il censimento sul primo verde e lì, pur sbagliando, pongo una pressione venatoria eccessiva, di fatto danneggio solo una piccola parte della popolazione, dato che molti si allontanano prima della stagione venatoria e vanno in zone dove non erano stati censiti e quindi dove non è stato stabilito un piano di prelievo.  Vero?
2. Questo dato è stato preso dagli incrementi di alcune femmine (quanti figli il primo anno, quanti figli il secondo e quanti i figli dei figli, e così via). La cosa che non abbiamo potuto discutere è stata a quali anni si riferiva l’indagine, a quali eventi pi ù o meno favorevoli quest’incremento aveva dovuto far fronte. Ad esempio, è’ vero o no che un’alimentazione abbondante dà una maggior prolificità? O che una primavera molto piovosa e fredda riduce le possibiolità di sopravvivenza dei piccoli che ancora non termoregolano bene?
3. Ma le assegnazioni per i prelievi dovrebbero essere rigidamente legate a zone ben determinate? Non è vero?
4. Questo è forse il punto più interessante. Se i caprioli sono calati a fronte di un aumento dei daini e dei cervi (spesso competitori), molto probabilmente non si tratta di un eccesso di mortalità dovuto a malattia, ma a delle modificazioni dell’ambiente che hanno reso la zona meno ideale per i primi a vantaggio dei secondi e dei terzi. Che tipo di modificazione può essere intervenuta? Sfavorevole stagione meteo, variazione delle culture, abbandono di aree agricole? Chi lo sa?

Le mie domande non vogliono in alcun modo tendere a confutare le affermazioni di Nicoloso, ci mancherebbe, anzi, prendono spunto dalle sue riflessioni. Condivido chiaramente quanto raccomanda circa la prudenza nel prelievo, anche se il rischio di un eccesso di prudenza è di avere danni all’agricoltura ed incidenti sulla viabilità, e qui paga l’ATC sempre e la Provincia qualche volta.
Il riesame periodico dei piani di prelievo presuppone maturità politica e conoscenza scientifica, con il rischio che ogni volta che i piani di prelievo debbano essere rivisti si cerchi la scusa per inquinarli politicamente.
Da tutto ciò mancano però i maggiori attori della scena e cioè gli agricoltori e le loro associazioni. Se noi cacciamo in terreni agricoli, va da sé che quest’ambiente è gestito dagli agricoltori e che le loro scelte modificano pesantemente l’habitat e  conseguentemente i selvatici che la popolano. Non parlo solo di colture, ma anche di metodi di coltura e utilizzo di prodotti a supporto di tali colture come anticrittogamici,  disinfestanti e/o diserbanti.
Se continuiamo a concentrarci sul binomio selvaggina/caccia senza coinvolgere, meglio sarebbe condizionare, il mondo agricolo, dubito che riusciremo a trovare un equilibrio stabile.

WEIDAMNNSHEIL cheers 
sam
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MessaggioTitolo: Re: Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. EmptyGio Lug 11, 2013 10:13 pm

Ciao Sam,molti eminenti studiosi sono propensi alla sovrastima altri alla sottostima.....chi avrà ragione,certo è che come giustamente hai inteso ,ci sono tali e tante variabili che l'approssimazione è sempre presente....che fare!.
Censire,censire, censire in tutti i modi possibili:battute,osservazioni,perlustrazioni notturne con l'uso di fari..e poi verificare tutti i dati così ottenuti,in modo da avere per ogni singola parcella, presa in esame, un riscontro numerico il più attendibile possibile,integrando il tutto con le ulteriori osservazioni, fatte durante il periodo in cui si attua la selezione.
Concordo per quanto riguarda il prelievo....a volte eccessivo,per quanto riguarda la competizione Cervo,Daino e Capriolo,quest'ultimo è nettamente sfavorito e quindi soccombente agli altri ungulati.
Complimenti per la tua sete di conoscenza,che in natura non è mai abbastanza,viste le meraviglie che il bosco sa regalarci....ma solo per chi le sa vedere!!!!
A presto.....carezza a Bosco da parte mia.
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sam
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sam

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MessaggioTitolo: Re: Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. Nuove tendenze in tema di capriolo e cervo. EmptyVen Lug 12, 2013 9:33 am

Grazie Giovanni! E' pazzesco quanto sia facile fare una passeggiata nel bosco e quanto d'altra parte sia impossibile dire di essere in grado di gestirne con certezza l'insieme, dalla flora alla fauna!
Se il bosco fosse così facile non ci sarebbero migliaia di cercatori di funghi che impazziscono a cercare in ambiti gelosamente tenuti segreti oppure cacciatori che credono di sapere dove e che invece vengono regolarmente sbugiardati dai fatti.
Di certo il miglioramento delle tecniche d'indagine ci aiuta e come dici Tu ci vuole tempo e professionalità, ma si avanzerà sempre rendendosi conto che l'asticella si alza e che, comunque, non ci si arriverà mai!
Grazie per Bosco, carezza riportata assicurata!
WEIDMANNSHEIL cheers 
sam
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