Scusate l'aggettivo un pò disinformante, ma ci tenevo a metterlo.
Parliamo di loro, dei nostri maestri di caccia, dei nostri nonni o padri che siano, il loro fondamentale ruolo nell'arte venatoria, i loro insegnamenti, l'educazione e la disciplina, questa importante per formare un vero cacciatore.
Condividiamo le esperienze con la loro inaffondabile e fondamentale figura, cosa ne pensano i più giovani
Quali insegnamenti ci porta un esperto e quale l'approccio con i più giovani.
La prima parola che viene pronunciata dal saggio, prima di metterci in mano la doppietta.
Queste figure, con gli ATC sempre più cari e le vessazioni di tutti, sono destinate a far epoca?
Il cane, fondamentale ausigliare, le differenze di addestramento che si tramandano da padre in figlio, i segreti per ottenere un vero campione, in battuta come in gara.
Lasciamo le nostre impressioni, testimonianze come una sorta di enciclopedia della nostra vita all'aperto, che ha tante varianti e non solo "l'uccisione" di un selvatico come tanti purtroppo vogliono far credere a chi di caccia non se ne intende...............

Da bambino vivevo la sera prima dell'apertura in modo magico.L'indomani avrei accompagnato mio padre e mio nonno a caccia,rivedevo i fucili che allora venivano riposti diversi mesi prima nell'attesa dell'apertura.In quella lunga notte non avrei potuto dormire,il nuovo giorno mi trovava sempre pronto,quante giornate stupende ho trascorso con loro...eravamo tre generazioni in una,il rispetto maniacale di mio nonno verso il capo abbattuto,l'ettica che usavano nei confronti della natura e delle altre persone,profondi conoscitori dell'habitat che ci circondava,attenti nel preservare,a volte non capivo il perchè non andavamo a ribattere le starne...loro rispondevano che era sufficente la prima alzata.
Adesso che loro non ci sono piu'mi ritrovo spesso a cacciare solo negli stessi luoghi di allora,a volte girandomi mi sembra di rivederli...e quando compio gesti ettici che fortunatamente mi hanno insegnato sono sicuro che loro sono da una qualche parte e sorridono...

Bellissimo, sembra lo specchio di quello che ho vissuto io da bambina e adesso.
Avevo circa 8 anni e mio nonno si alzava alle 4 io all'epoca dormivo sempre da loro e vedevo questa fantastica icona compilare il libretto con la matita, oggi è vietato allora no, e richiuderlo nel portafogli, poi prendere la cartucciera e il fucile, non dopo aver preso un caffè, andavamo in un altro luogo dove aveva i cani e ne prendeva uno per la battuta del giorno, rigorosamente femmine( era un addestratore di eccellenza) e andavamo al luogo dell'appuntamento con gli amici di caccia, che ci venivano a prendere per andare sul luogo prescelto, ora ricordo come fosse ieri, non esistevano i carrelli per gli ausigliari e dovevamo per forza di cose metterli nel cofano di dietro, chi non l'ho ha fatto, e dicevo ricordo l'alito avvolte puzzolente da sopportare sino a quando non eravamo arrivati sul posto, poi passavamo dal bar riprendevano un caffè e io un latte e cioccolato con quei cornetti caldi fumanti, per subito proseguire sul posto e subito l'alba era già cominciata la battuta con stormi di migratoria che sovrastava la mia piccolina testa che avvote affascinata da quello stupendo spettacolo della natura perdeva la cognizione del tempo e pareva che non fossimo arrivati che 5 minuti prima, che dovevamo andare via che si erano fatte le 12 di mezzogiorno, un bel ricordo come un film, che mai dimenticherò e se potrò lo insegnerò ai miei figli, comunque grazie per questa rivisitazione, mi hai fatto rivivere per un attimo tempi andati che mai ritorneranno ma che nessuno potrà mai cancellare.

Bellissimo argomento,pieno di ricordi: che a distanza di ,ormai,molti anni ancora destano commozione.
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui la passione venatoria si perde nella notte dei tempi,per noi la caccia è vita,un qualcosa di magico senza il quale siamo persi.
Il mio compianto nonno materno,grande cinofilo,mi ha insegnato la passione per i cani e l'etica della caccia(nei tempi d'oro, in cui le starne erano abbondanti, in quantità inimmaginabili,andava a caccia con sei cartucce e sparava solo se il cane lavorava in maniera egregia)L'altrettanto compianto nonno paterno,profondo conoscitore dei boschi,come solo può esserlo un boscaiolo mi ha aperto il libro della natura e soprattutto mi ha insegnato a leggerlo.
E poi mio padre,grandissimo sparatore,a fatto il resto.
Ho ancora vivo il ricordo ,quando fresco di porto d'armi, mio nonno Giovanni,mi aspettava quando arrivavo da scuola,per andare a fare un giro a beccacce,con la mitica 500 rossa ed i due bracchi tedeschi acciambellati sul sedile posteriore,quanti pomeriggi passati così,insieme a lui ed alle bracche,nei boschi sopra Savona.
Quante aperture,vissute insieme ai miei vecchi,quante levatacce per arrivare sul posto all'alba,ma quanta poesia in quei momenti e soprattutto quanti magnifici ricordi.........quelli di una vita per la caccia.

Ciao Morty,ho scarrozzato in auto per anni spinoni italiani e ti assicuro che di puzze....me ne intendo,il sorprendente resta che a volte risento questi odori.
Per una serie di eventi la mia infanzia l'ho vissuta non i nonni,è risaputo che sono piu' teneri dei genitori ed io con mio nonno me la sono veramente (goduta)caccia e pesca.
Purtroppo un incidente stadale lo ha tolto troppo presto (avevo 13 anni) ma ti posso garantire che me ne ha insegnate tante.
Sostanzialmente la vera caccia l'ho vissuta con mio padre ed è continuato l'insegnamento...ora che sono solo spesso (fortuna!!!) a volte rivivo attimi quasi visivi di giornate indimenticabili.
Unico rammarico resta il non poter (trasmettere) in quanto mio figlio non è minimamente interessato.saluto Franco.

Anche mia figlia non era interessata all'inizio, quasi fosse una brutta cosa la caccia, trasportata dagli amici di squola, ma da quando la porto con me nella natura e gli faccio vedere quanto, sia difficile acchiappare un selvatico, sembra essersi ricreduta, non sogno ad occhi aperti, ma spero che l'arte venatoria si sviluppi in lei come è successo a me, in fondo lo trasportiamo nel sangue

Spero proprio che sia cosi'...è molto bello tramandare.ciao.

io purtroppo non ho avuto la vostra fortuna.magari avessi avuto un padre o meglio il nonno che mi aviasse sui sentieri di caccia dandomi dei saggi consigli,penso che sarei maturato prima.
in compenso ho trasmesso la mia passione al figlio e le poche giornate che cacciamo assieme mi danno una serena ricarica interiore.

due scarponi ha scritto:

io purtroppo non ho avuto la vostra fortuna.magari avessi avuto un padre o meglio il nonno che mi aviasse sui sentieri di caccia dandomi dei saggi consigli,penso che sarei maturato prima.
in compenso ho trasmesso la mia passione al figlio e le poche giornate che cacciamo assieme mi danno una serena ricarica interiore.

Grande DS.. di sicuro hai avuto il tuo giusto riscatto in quanto a soddisfazione!!
A volte ci si rammarica di non aver avuto una guida che ci aiutasse ad iniziare la nostra passione.. e dopo qualche anno ci ritroviamo ad avere l'immensa fortuna ed anche l'immensa responsabilità, di essere divenuti proprio noi quella guida che ci è così tanto mancata!! Son davvero felice per te.. posso solo immaginare quanto sia entusiasmante poter cacciare con il proprio figlio!! Provo una sana ed onesta invidia nei tuoi confronti.. io ho una bimba di 6 anni, che viene volentieri con me a far passeggiate nel bosco e già solo questo mi entusiasma da morire e mi riempie d'orgoglio ogni volta che riconosce una pianta o un animale (oramai li conosce tutti)!.. per ora non oso pretendere di più, e qualsiasi sua scelta futura sarà sempre rispettata ed incoraggiata.. ma ovviamente la speranza che possa un giorno divenire una una cacciatrice tosta come Mortimer.. non posso certo negarmela..!!
Divertiti il più possibile con tuo figlio.. per lui saranno momenti impagabili!!
A presto.

due scarponi ha scritto:

io purtroppo non ho avuto la vostra fortuna.magari avessi avuto un padre o meglio il nonno che mi aviasse sui sentieri di caccia dandomi dei saggi consigli,penso che sarei maturato prima.
in compenso ho trasmesso la mia passione al figlio e le poche giornate che cacciamo assieme mi danno una serena ricarica interiore.

Penso che essere pionieri della propria vita di caccia, sia molto importante, perchè gli indirizzi sono importanti, ma solo per il primo periodo e comunque limitati a quel giorno, la vita di tutti i giorni a caccia, invece è contrassegnata da mille sfaccettature, e sopra tutto gli imprevisti, che magari il nonno in quel momento può non averli affrontati, sono importanti anche a temperare il carattere del cacciatore DOC, ho visto molte persone sparare a qualsiasi cosa si stesse muovendo, per fortuna senza danni, eppure avevano il padre e i nonni cacciatori, ma penso che non abbiano saputo ascoltare o mettere in pratica i consigli dispensati loro.
Ripeto è importante ma non deltutto necessario, poichè penso che tu abbia nel tuo bagaglio culturale, molto più di qualche altro cacciatore, questo senza offendere nessuno, sia chiaro, però è la realtà, diversamente invece c'è chi oltre a farsi le ossa da solo è stato itinerato da qualcuno esperto quali può essere stato il padre il nonno o lo zio, e sicuramente conoscono qualche segreto in più.

Ciao MORTIMER, io la prima volta che sono andato a caccia con mio padre è stato all'età di cinque anni. Ricordo era un pomeriggio di novembre siamo andati a tordi al rientro, guardare mio padre e i suoi due amici sparare era bello come era bello andare a prendere i tordi caduti. Da quel momento in poi sono sempre andato a caccia con mio padre sia che ci fosse il bel tempo sia che fosse cattivo tempo e facesse freddo. La caccia è qualcosa di magico di affascinante, un qualcosa che, chi non è cacciatore non potrà mai capire. Il giorno prima dell'apertura non riuscire a dormire dalla tensione, dall'emozione, sentirsi tutto un fremito per l'inizio della nuova stagione venatoria. Arrivare sul posto di caccia col buio, sentire l'aria fresca che ti entra dentro, vedere la natura svegliarsi, il sole sorgere, andare con gli amici di sempre sono cose cose che ancora oggi mi emozionano. Così come entrare nel bosco da solo insieme all'amico più fidato e perdersi e perdersi in quel silenzio innaturale del bosco alla ricerca della regina. La caccia è avere rispetto della natura, di tutto quello che ci circonda, quando si va per campi,per boschi o si entra in un uliveto avere rispetto delle cose altrui e avere rispetto per il lavoro altrui. Tutto questo ho cercato di insegnarlo alle mie figlie. Da due anni caccio da solo,(solo con il mio ausiliare) in quanto mi padre, un pò per l'età un pò perchè ha subito un operazione un pò delicata, non è venuto più a caccia con me. La caccia è anche stile di vita.

Ciao Mortimer ai aperto propio un bell'argomento,quello che avete detto rispecchia tutti noi cacciatori e la magica atmosfera della caccia.Gli anziani e i loro insegnamenti anno un ruolo importante per la formazione di base di un cacciatore.Da ragazzo ho vissuto tutte queste cose e tutti gli insegnamenti di papà che però non aveva mai cacciato il cinghiale,così quando incominciai a cacciare ebbi la sfortuna che per motivi di lavoro lui non potè accompagnarmi per molti anni,in questo lungo periodo io mi ero formato per questo tipo di caccia grazie a cacciatori anziani che avevo conosciuto,mi anno insegnato tutto.Cosi quando papà raggiunse i requisiti per la pensione gli feci fare tutto compresa licenza pensai di capovolgere la questione portandolo a fare una battuta al cinghiale,immaginate voi la sua euforia nel preparare ciò che serviva tutte novità per lui esclusa la sua vecchia doppietta,la mattina mi svegliò prima della sveglia sentivo il profumo del caffè aveva gia preparato la colazione avevo una grande gioa nel vederlo così come un bambino fatta colazione partimmo che era ancora buio arrivammo sul posto all'alba tracciata la zona ,fatto il verbale,tutti presero le poste conpreso papà che gli dissi io dove appostarsi,suonato il corno sciolsi i cani sulla traccia dopo pochi minuti avevano già scovato l'animale e dopo circa 1 ora di seguita sentii un colpo poi un'altro mi resi subito conto che era stato papà a sparare mi incamminnai velocemente verso di lui quando lo raggiunsi era li vicino al suo trofeo un solengo di 140 kg era emozionatissimo ci abbracciammo con le lacrime agli occhi e mi disse che scherzetto che mi ai fatto ma io non ho fatto niente e il destino che lo ha portato da te mi strinse ancora più forte e disse sono fiero di te,insomma una giornata di grandi emozioni che poi si sono prolungate fino a questa stagione.Tutti i giovani devono rispettare e seguire i consigli e la scuola di questi maestri dell'ARTE VENATORIA.

Sono proprio daccordo!
Il bello è ricordare i momenti più magici, che secondo me solo i veri cacciatori possono avvertire, quando ero piccola, il mio papà si preparava per l'uscita e non dimentico mai quei momenti, veniva a svegliarmi, ma io lo ero già da qualche tempo, poi preparava i cani e aspattavamo fuori un amico che passava a prenderci, andavamo al bar a prendere l'indimenticabile cappuccino e cornetto caldo, un profumo che ancora oggi ricordo come se fosse ieri, e poi partivamo. Arrivati sul posto, il profumo del bosco, i colori che pian piano prendevano dominanza sull'ombra e la nebbia del mattinopresto. Lunghi percorsi, avvolte quasi interminabili segnavano il nostro cammino, ma mai ho avvertito stanchezza, mai mi sono fermata, a metà giornata l'abbeverata dei cani e subito alla cerca, e alle 3 del pomeriggio con carnieri che oggi ce li possiamo solo sognare, ci ritiravamo, per il nostro sacro e meritato pranzo, dopo la pulizia delle armi e della selvaggina, un meritato riposo ultra pomeridiano e la sera davanti al camino con gli amici di caccia e parenti a raccontare l'ormai trascorsa battuta, è un sogno indimenticabile, un qualcosa che le sole parole non possono descrivere e che solo chi le ha provate, determinate emozioni sà cosa vogliono dire per noi, il resto va con se.
Rammento sempre a chi è più giovane di me, di seguire sempre i propri maestri, siano nonni o padri o amici con più esperienza, poichè secondo me sono indispensabili per la vita che intendiamo seguire, utile è invece fare esperienze da pioniere come dicevo in precedenza, ma se qualcuno ha la fortuna di associare le cose, secondo me è privilegiato rispetto a molti altri.

i ricordi delle persone e degli insemanti ricevuti da loro si apprezzano quando nquelle persone non ci sono più e non si dimenticano mai.Si trasmettono ai figli ai nipoti nella speranza che ne facciano tesoro.A chi mi chiede perchè nella mia fuciliera c'è un merlo imbalsamato e una fotografia di mio padre e mio fratello ed io bambino,rispondo:Il merlo è il ricordo della mia priima preda,fatto imbalsamare da mio padre(al tempo nel 1955 si poteva fare)la fotografia è di due grandi uomini e cacciatori miei maestri di vita e di caccia.

Ciao Mortimer,anch'io sono di Macerata, trapiantato al Sud a Salerno da circa 50 anni, ma MACERATESE SEMPRE E COMUNQUE DENTRO,tanto che gli amici michiamano il Marchigiano.Sono nato in Via Pace e vissuto per molti anni nelle immediate vicinanze(la strada sottostante)alla Villa Cozza( Nel primo palazzo nei pressi di una rotatoria)Con mio padre e mio fratello, che aveva 10 anni più di me, andavamo a caccia alle Vergini.Qualche volta mi hanno portato con loro nei capanni a S.Severino.Mi sento Maceratese e non riesco a dimenticarlo mai.Scusami se insisto su questo punto, ma è più forte di ogni cosa.La mia prima esperienza l'ho raccontata già.Non mi dilungo più a risentirci Ciao